SAN FANTINO IL CAVALLARO
Un Santo laico dimenticato : la riscoperta

Taureana di Palmi (RC) ca 294 – 24 luglio 336
Estratto da ” SANTI ITALOGRECI-il mondo bizantino in Calabria- Nicola Ferrante-1990
“…Lungo la costa da Reggio a Gioia Tauro, poco dopo Palmi, si estende l’antico territorio di Taureanum… …. Taureana fu pure uno dei primi centri cristiani della Calabria. Al tempo di S. Gregorio Magno (590-604), Tauriana non solo era già sede vescovile, ma aveva pure una numerosa comunità di monaci…. …Oggi, poco più sopra della chiesa parrocchiale di Tauriana, in aperta campagna, un fabbricato cadente s’innalza sopra una cripta molto antica. Il fabbricato sovrastante non ha alcun valore. La cripta interrata è un edificio in pietrame e malta, di metri quattro per otto, con volta a botte poggiante su otto arcate cieche disposte sai lati lunghi. Nell’altare vi era una tomba a cassa, il cui asse formava con l’altare quattro angoli retti a modo di croce. …….. Nella cripta era inserito un cunicolo, da cui l’acqua si riversava in una vasca i pietra, posta sotto un arco cieco……dove i cristiani usarono per seppellire i loro morti. Fra questi un posto particolare ebbe un Defunto illustre e glorioso, ritenuto da tutti i Taurianesi potente taumaturgo presso Dio. Si tratta di S. Fantino, in cui onore venne adattata questa cripta, sepoltura all’epoca della sua morte avvenuta intorno al 336. Dopo cinque secoli, essa poteva essere descritta da Pietro, vescovo di Tauriana, il quale raccontava pure la vita di S. Fantino, e ricordava numerosi miracoli per l’intercessione del Santo….”
Il Bios di San Fantino
E’ il più antico testo agiografico calabrese, che attesta la storicità di San Fantino il Vecchio (293-336). Tradotto dal greco già nel 1963 dal prof. V.Saletta di Palmi (RC), è stato ritradotto nel 2003 dal prof. Domenico Minuto di Reggio Calabria e pubblicato dalla nostra associazione nel volumetto “ Vita e miracoli del Santo servo di Cristo , Fantino”- Pontari editore.

Di grande importanza ai fini della conoscenza della figura di questo Santo è il Bios scritto in greco dal vescovo Pietro di Taureana nell’VIII secolo.
Vissuto tra il III e il IV secolo nacque in una città della bassa Calabria tirrenica, Tauriana. Fu al servizio di un patrizio romano di nome Balsamio da cui veniva impiegato quale guardiano di cavalli (da cui il soprannome di cavallaro con il quale è conosciuto); era, in segreto, cristiano e cercava di aiutare i bisognosi anche triturando, nottetempo e di nascosto, con i cavalli del suo padrone il grano dei contadini poveri[1]. L’azione di carità fu notata da gente malvagia che istigò Balsamio a sorvegliare Fantino. Il giovane una prima volta riuscì, grazie ad un primo prodigio, ad evitare l’ira del padrone. Una seconda volta dovette fuggire. La sua fuga fu interrotta dalle impetuose acque del vicino Metauros (oggi Petrace): tuttavia Fantino, similmente a Mosè, col frustino e la preghiera, fermò le acque passandovi sopra “come fosse terra ferma”. Balsamio, alla vista di tale prodigio, si arrese, chiese perdono e si convertì al cristianesimo.
Sono noti venti miracoli narrati dal vescovo Pietro nel Bios. Tra questi il prodigio degli agareni catturati (mir. 18), avvenuto il 24 luglio dell’anno 650, legato al locale culto della Vergine venerata con l’appellativo “dall’Alto Mare”. A Tauriana si festeggiava San Fantino. Dal mare improvvisamente si avvicinarono delle navi agarene. Una di queste, giunta nei pressi della spiaggia di Tauriana, venne investita da un’improvvisa tempesta ed andò a fracassarsi contro uno scoglio (chiamato poi Pietra delle Navi – oggi Scoglio dell’Isola) situato ai piedi del pianoro della città, sotto il Tempio del Santo. I superstiti agareni catturati riferirono di aver visto sullo scoglio un giovane con un tizzone fumigante in mano e una donna vestita di porpora. Ad un gesto della donna il giovane lanciò il tizzone in mare provocando la tempesta. Gli agareni superstiti si convertirono al cristianesimo e i Taurianesi “che partecipavano alle celebrazioni del Santo glorificavano Iddio“ (dal Bios di San Fantino).
Fantino morì a circa 40 anni e fu sepolto, in odore di santità, nell’attuale cripta, ambiente ipogeo di epoca romana sotto la chiesetta ottocentesca e riadattato a sepolcro.